08/02/2017
VALERIA FIORANI PIACENTINI
Nell’intreccio della storia, spazio e tempo sono sempre due concetti molto relativi. A una lettura più attenta della sterminata mole di letteratura cartacea e telematica (molto varia anche come contenuti e formazione) e degli eventi che la ispirano, emerge un elemento comune: un indubbio risveglio dell’Islam, punteggiato da lotte fratricide fra sunniti e sciiti, e l’alternarsi, fra dittature militari, di autocrazie di vario genere a precarie ‘primavere’. Si tornano a declinare antichi termini-concetti politici, economici e sociali, nella ormai comune percezione di una crisi globale e globalizzata, ma troppo spesso raffigurata come un ‘fenomeno’ paralizzato nell’attualità e non come un ‘processo’, che affonda le proprie radici nella crisi di un mondo ormai invecchiato se non vecchio del tutto, che si affanna a cercare una nuova identità anche ideologica. Partendo da questo assunto, l’articolo vuole mettere in luce come, in questa nuova dimensione, si sia posizionato il cosiddetto Occidente vis-à-vis di un Islam anch’esso alla ricerca di una risposta e di una propria identità.
MARK ENTIN, EKATERINA ENTINA
Il punto di partenza di numerose pubblicazioni di scienze giuridiche e politiche relative ad argomenti globali apparsi recentemente negli Stati Uniti e nei paesi dell’UE è che la Russia e la Cina siano Stati rinnegati che tentano di minare l’attuale ordine politico ed economico postmoderno. Alcuni autori di altre aree del mondo, anche delle stesse Russia e Cina, seguono questo approccio errato. Nella realtà la situazione è totalmente differente. L’ordine mondiale che è emerso dopo la fine della seconda guerra mondiale fu costituito con la decisiva partecipazione di Mosca.
STANISLAV L. TKACHENKO - ANTONGIULIO DE’ ROBERTIS
La diplomazia coercitiva dei leaders russi contemporanei rappresenta una nuova tendenza politica della Russia, guidata dalla volontà di proteggere i suoi interessi vitali nelle ex repubbliche sovietiche e di raggiungere una condizione di parità nelle sue relazioni con gli Stati Uniti e le principali potenze europee. In un sistema internazionale in cui l’interesse nazionale è tornato al centro della retorica ufficiale dei governi occidentali come la principale giustificazione delle loro scelte fondamentali di politica internazionale, vi è stato un totale rovesciamento delle basi su cui era stato conclusa la guerra fredda da Gorbaciov e George Bush impegnati nella creazione di un ‘nuovo ordine internazionale’, dove l’interesse comune avrebbe dovuto sostituire l’interesse
nazionale come obiettivo principale di tutti gli attori del sistema internazionale.
MICHELE TOSSANI
Le elezioni presidenziali americane 2016 si sono concluse con il successo inaspettato del candidato repubblicano Donald Trump. A sorpresa, il tycoon newyorkese, dopo aver sbaragliato la concorrenza interna al GOP ed essersi aggiudicato la nomination repubblicana, è riuscito anche a superare il suo competitor democratico, l’ex segretario di Stato Hillary Clinton, considerata la favorita da quasi tutta la stampa americana e internazionale per il ruolo di successore del Presidente Barack Obama.
MAURO LUCENTINI
Un ritorno al tradizionale isolazionismo americano, anteriore alle guerre del presente e passato secolo, caratterizza gli atteggiamenti di politica estera dell’amministrazione Trump. Essi sono
inficiati, tuttavia, da contraddizioni e superficialità. Queste ultime spiccano chiaramente nei rapporti di Trump con la Cina, dove la furbesca rianimazione della questione di Taiwan rischia di portare inutilmente le due nazioni a uno scontro bellico, mentre una minaccia concreta, l’armamento atomico della Corea del Nord che si avvia ad assumere proporzioni intercontinentali, rimane senza risposta, salvo assicurazioni verbali da parte di Trump.