17/06/2019
Nicolas Lewkowicz
Este artículo explora la evolución histórica del Nuevo Orden Mundial formado luego del fin de la guerra fría, haciendo hincapie en la gradual disonancia entre el proceso de convergencia originado por la globalización y los intereses geoestrategicos de los Estados Unidos. Desde 2001, los Estados Unidos han buscado revertir el declive de su posición hegemónica. Este fenómeno está originando un reacomodamiento del orden político internacional, sobre todo si se tiene en cuenta el ascenso de potencias revisionistas como China y Rusia.
Mauro Lucentini
L’articolo prende spunto dal misterioso malessere che ha colpito diplomatici nordamericani a Cuba per evidenziare i rischi insiti nelle nuove tecnologie elettroniche, con speciale riferimento alla cibernetica cosiddetta ‘di quinta generazione (5G) che ha cominciato ad essere installata in molti Paesi. Il richiamo vale soprattutto per la collaborazione offerta a basso prezzo dalla Cina per questo impianto e sottolinea l’arresto in USA di un alto esecutivo della massima azienda cinese, Huawei, operante nel settore.
Mikhail Nosov
Cinque anni fa «RSPI» ha pubblicato l’articolo Russia between Europe and Asia. Dal 2013 la Russia ha iniziato lo sviluppo della sua politica orientale, i cui risultati sono presentati in questo articolo. L’Autore analizza la politica russa in Asia, inclusi gli sforzi per sviluppare la regione dell’Estremo Oriente russo, e le sue conseguenze per le relazioni con l’Europa.
Fabio Caffio
Confermando la sua seconda politica di controllo dei mari adiacenti, la Russia prova a vietare l’accesso dell’Ucraina al mare di Azov nell’ambito della disputa sulle acque della Crimea. Nello stesso tempo, Mosca intasca la conclusione di un accordo sulla spartizione del Mar Caspio che esclude l’accesso di altri Stati. Benché fautrice della libertà di navigazione in Mediterraneo per i suoi interessi geopolitici, la Russia continua dunque ad arroccarsi nel Mar Nero e negli altri mari orientali. Alla base c’è la dottrina dei mari chiusi, portata avanti anche nei periodi zaristi e sovietici, che è ora applicata nell’area strategica dell’Artico.
Fabio Masini
L’articolo mira a mettere in evidenza alcune delle ragioni della crescente sfiducia dei cittadini europei nei confronti delle istituzioni di Bruxelles e dell’intero processo d’integrazione fin qui perseguito. La tesi principale è che questa distanza dipende dal mancato perseguimento dell’obiettivo originario del processo d’integrazione sovranazionale e dalla sua inesorabile degenerazione in un sistema tecnocratico governato da regole piuttosto che da una capacità discrezionale di elaborazione
politica collettiva e legittima.
Catello Avenia
Il caso di Puerto Rico, che nel plebiscito del 2017 si è espresso a favore dell’annessione agli Stati Uniti, assume chiaramente le sembianze di una decolonizzazione inversa: invece di reclamare un diritto di secessione dalla madrepatria, si chiede il diritto ad aderire a quest’ultima, mantenendo strette relazioni politiche, economiche e di sicurezza anche dopo il raggiungimento dell’indipendenza. Per la costituzione statunitense Puerto Rico è un territory rientrante nella sovranità degli Stati Uniti e che gode (al contempo) di un autogoverno e di una propria costituzione. Ma non è definitivamente integrato nel sistema, nel senso che non essendo pari agli altri Stati dell’Unione, rimane un territorio privo di personalità giuridica e definibile solo come un Commonwealth.
Raimondo Cagiano de Azevedo - Angela Paparusso
Obiettivo di questo lavoro è offrire un contributo al dibattito scientifico sull’impasse europea nella questione dei migranti. La risposta alla richiesta di acquis communautaire che, gli Autori sostengono, scaturisce dalla mobilità dei migranti, dovrebbe essere individuata in un approccio basato sul principio di sussidiarietà europea: a livello locale, vi sono le soluzioni ai problemi dell’integrazione e dell’interculturalità, a livello nazionale, la pianificazione dei flussi legali, e a livello sovranazionale, la governance politica dei movimenti migratori, comprese le relazioni con i paesi di provenienza dei migranti.
Maria Teresa Battistelli
In passato la Comunità Europea aveva trattato con difficoltà temi come l’ingresso e il soggiorno dello straniero, tradizionale prerogativa del singolo Stato. Dopo l’abolizione delle frontiere interne (Schengen 1985) una direttiva comunitaria (2003/86/CE) ha armonizzato la disciplina del ricongiungimento familiare per gli stranieri legalmente residenti nel territorio di uno Stato membro con durata non inferiore ad un anno. Ancora oggi il ricongiungimento familiare rappresenta il principale canale di migrazione regolare nell’Unione Europea, sebbene oscurato dalle polemiche mediatiche e politiche sull’immigrazione irregolare e sulla crescita esponenziale delle richieste di protezione internazionale.
Francesco Fusco
Oggi uno dei maggiori attori mediorientali è l’Iran, le cui risorse e legami commerciali rappresentano un interesse concreto per numerosi Stati, occidentali ed asiatici. Tuttavia gli Stati Uniti ritengono che esso sia un avversario, un agente del caos, potenzialmente in grado di destabilizzare il Medio Oriente, ponendo un rischio concreto per gli alleati americani dell’area, Israele e Arabia Saudita. La marcata ostilità statunitense è il frutto di una crisi risalente alla guerra fredda, quando l’Iran, passato da regime monarchico a islamico, riuscì a colpire duramente il prestigio degli Stati Uniti, dimostrandone la (relativa) vulnerabilità.