RSPI 2016/3

30/09/2016

Russia’s role in promoting Great Eurasia geopolitical project

Mark Entin - Ekaterina Entina

La sua dimensione e la sua posizione geografica rendono la Russia un collegamento tra l’Europa e l’Asia. Sulla base del suo contributo alla cultura mondiale e al dialogo interconfessionale, della sua storia e dell’esperienza unica nella formazione di differenti sistemi economici, e del suo status di membro permanete nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, essa dovrebbe svolgere un ruolo costruttivo per l’unificazione dell’Eurasia. Le origini dei fondamenti filosofici, politici e culturali dell’Eurasia possono essere individuati nella parte positiva dell’ideologia dell’Eurasianesimo classico e contemporaneo. Secondo i solidi argomenti espressi da leaders della comunità russa di esperti, esistono i prerequisiti necessari per Mosca per assumere questo ruolo; ovunque hanno prevalso tendenze centripete, l’era dell’individualismo e dell’isolamento sta finendo e c’è un crescente desiderio di integrazione e regionalizzazione.

L’Accordo di Parigi sul clima (12 dicembre 2015)

Eugenio Campo

Dopo 23 anni di trattative si è concluso a Parigi, nel dicembre 2015, con la firma dell’Accordo sul clima al termine della ventunesima Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, l’iter negoziale avviato nel 1992 con il Vertice della Terra di Rio verso un’intesa globale per contenere e ridurre le emissioni nocive che provocano il riscaldamento del pianeta e le calamità naturali. Gli avvertimenti degli scienziati sull’urgenza di ridurre le emissioni di gas a effetto serra e contenere i danni all’ambiente, la convinzione degli
economisti che esista una correlazione positiva tra politiche ecologiche e crescita economica grazie all’avanzamento a costi decrescenti delle energie rinnovabili, alle nuove tecnologie di
decarbonizzazione ed alla migliore efficienza energetica, e le pressioni dei movimenti ambientalisti hanno concorso a superare il lungo stallo.

Crisi della democrazia e del sistema internazionale alla prova del realismo (cosmo)politico kantiano

Flavio Silvestrini

Lo scritto intende, in primo luogo, rilevare gli elementi ideali e reali compresenti nel repubblicanesimo kantiano: il suo punto di arrivo fu, infatti, un modello costituzionale, considerato effettivamente praticabile, dove i rapporti pubblici degli individui fossero basati su una perfetta e universalizzante condizione di libertà, eguaglianza e indipendenza, garantita oltre i confini degli Stati e i limiti generazionali. Tale insegnamento, riferibile agli albori della moderna civiltà democratica in Occidente, rappresenta un indirizzo di valutazione anche dei contemporanei sistemi democratici, in particolare con riferimento alle relazioni internazionali.

Il ruolo dell’Italia nella politica estera sovietica tra ricerca della sicurezza ed esigenze strategiche (1939-1945)

Roberta Alonzi

L’articolo è incentrato sul ruolo dell’Italia nella politica internazionale dell’Unione Sovietica negli anni che vanno dalla stipulazione del patto Ribbentrop-Molotov al termine della Seconda guerra mondiale. La diplomazia italiana giocò un ruolo non secondario nel processo di avvicinamento tedesco-sovietico che condusse al trattato di non agressione del 1939. Le trattative per un’intesa italo-sovietica sui Balcani nel ’40 e nel ‘41 furono animate, da parte sovietica, dall’aspettativa di collocare l’Italia nella rete di garanzie diplomatiche derivanti dal trattato Ribbentrop-Molotov, nonché dalla necessità di evitare che il nuovo ordine europeo ed asiatico sancito dal Patto tripartito fosse conseguito a scapito della sicurezza sovietica.

Vladimir Vladimirovic Putin e la Santa Rus. Conside - razioni geopolitiche

Antonio Saccà

Unendo aspetti biografici psicologici e aspetti sociali, l’Autore interpreta la figura di Vladimir Vladimirovic Putin, Presidente della Federazione Russa, come capo della nazione, ossia colui che
interviene nel momento della catastrofe per indicare al suo popolo il risveglio e la rinascita, e ne costituisce l’anima. Per la Russia, alla deriva dopo il crollo dell’Unione Sovietica, con molti paesi che fuggivano il suo dominio e le diventavano nemici, si precisarono due possibilità: credere, forse illudendosi, che l’Occidente l’avrebbe accolta e riplasmata o tentare un disperato e assurdo ritorno al comunismo. Michail Gorbacev e in parte Boris Eltsin tentarono la via occidentale, altri una controrivoluzione velleitaria.