RSPI 2017/4

15/01/2018

La Cina e l'ordine mondiale

Massimo Castaldo

La crescita economica della Cina, che l’ha fatta emergere al secondo posto dopo gli Stati Uniti tra le potenze mondiali, è stata il risultato delle riforme economiche attuate dopo Mao Zedong, in due fasi: in una prima fase, tra il 1978 e il 1989, le riforme hanno interessato l’agricoltura, procedendo dal basso con orientamento liberale e contando sulla disposizione secolare dei contadini cinesi per l’imprenditoria e il mercato. Le riforme ebbero successo grazie a una politica di crediti agli agricoltori facili e abbondanti. In un decennio sorsero nelle campagne 12 milioni di imprese di cui 10 milioni di imprese private; molte nei diversi campi dell’industria e dei servizi. Questa fase fu interrotta dalla repressione della rivolta degli studenti e professori dell’Università di Pechino con il massacro di piazza Tienanmen (23 giugno 1989).

Corsi e ricorsi della politica italiana di contrasto all’immigrazione irregolare via mare

Fabio Caffio

Il grande impegno dell’Italia nel controllo dei flussi migratori attraverso il Mediterraneo centrale è ben conosciuto. L’articolo esamina venticinque anni di tale attività evidenziando le oscillazioni della politica italiana che è passata dal contrasto alla semplice intercettazione e salvataggi (SAR), per poi ritornare all’interdizione sulla base di accordi di cooperazione con Gheddafi, ed infine incentrarsi sul soccorso generalizzato. L’Autore chiarisce che tali oscillazioni sono anche frutto dell’incerto quadro giuridico marittimo applicabile alle persone che emigrano via mare ed all’esigenza di tener conto del rispetto dei loro diritti umani.

L’indipendenza di Erbil: speranza o illusione?

Francesco Fusco

Lo scopo di questo scritto è la disamina delle conseguenze di un’eventuale indipendenza del Kurdistan iracheno. Innanzitutto, suddetta indipendenza comporterebbe effetti esiziali per la tenuta dell’Iraq, che si frazionerebbe. Comprometterebbe, poi, il progetto iraniano di consolidare la mezzaluna sciita, ossia una lega di Stati sciiti che si estende da Teheran a Damasco. Infatti, il nuovo Stato andrebbe a rappresentare una possibile base avanzata per coloro che si oppongono all’espansionismo iraniano.

I Paesi baltici nell’Unione Europea: un ponte verso l’Oriente

Carlo Alberto Miani-Vittorio Rocco di Torrepadula

Sono trascorsi 26 anni dall’indipendenza dei Paesi baltici e la metà dalla loro adesione all’Unione Europea ed all’Alleanza Atlantica. In questo periodo la situazione politica, economica e sociale dei tre Paesi si è consolidata nel segno di una crescente coesione con l’Unione Europea. Il rapporto con la Federazione Russa, tuttavia, dai tempi dell’adesione è peggiorato per effetto della
crisi georgiana e di quella ucraina. La difficile relazione Est-Ovest ha aumentato le esigenze di sicurezza e difesa dei Paesi baltici, limitato il volume degli investimenti e degli scambi. I Paesi baltici hanno fatto registrare un sensibile calo demografico. Si analizzano pertanto le peculiarità dei tre Paesi e la composizione delle relative popolazioni, con riguardo alle minoranze russe, alle
lingue ed alle religioni.

Tra Londra e Buenos Aires: L’Italia e la guerra delle Falklands

Nicola Neri

Nel conflitto che, nel 1982, vide opporsi Gran Bretagna e Argentina per il possesso delle isole Falklands nell’Atlantico del Sud la posizione dell’Italia era tra le più delicate. Essa era partner europeo e alleato atlantico del Regno Unito; d’altra parte, però, era paese di origine di circa la metà della popolazione argentina. Circa un milione di argentini aveva passaporto italiano e gli scambi economici e commerciali con Buenos Aires erano di assoluto rilievo.

Tra malizia politica e giochi diplomatici: per una ricostruzione del ruolo dell’Italia nelle operazioni balcaniche del 1915-16

Giuseppe Zichi

La Prima guerra mondiale è stata sempre più, soprattutto negli ultimi anni, non solo studiata come storia militare ma anche utilizzata come palestra metodologica per la storia sociale e molto altro ancora. Non poteva essere altrimenti, visti gli echi che la Grande Guerra ebbe sulla vita di tanti (non solo di quelli che diedero il loro contributo sul campo). In tanti furono a combattere una
guerra tutta loro: contro la fame, la povertà e le epidemie che il conflitto portò con sé. Uno degli esempi più significativi, e che merita di essere ricostruito in maniera più dettagliata, è quello che ha visto il salvataggio dell’esercito serbo attraverso le operazioni poste in essere dalle forze navali del basso Adriatico.

La campagna interna - zionale del governo italiano e del mondo cattolico per la libertà di religione (2004-2013).

Raffaele Marchetti - Thea Restovin

Il periodo storico attuale, in cui le ideologie forti hanno ceduto il passo al radicalismo religioso e alla sua strumentalizzazione politica, impone una riflessione sul ruolo svolto dalle questioni di fede nelle relazioni internazionali. All’interno di queste complesse dinamiche internazionali, l’Italia ha svolto un ruolo degno di interesse. Attraverso la campagna per la libertà di religione e
di culto la politica estera italiana ha fatto di questa materia una priorità da spendere nelle relazioni bilaterali e multilaterali, non solo in ambito EU, ma anche a livello mondiale. Il periodo di maggiore attivismo si è verificato tra il 2004 e il 2013, ma è stato preceduto da una lunga fase di attenzione politica e è seguito da un impegno continuo ma meno accentuato.

Per una liturgia e un dialogo ecumenico ad Orientem

John Laughland

Il Concilio Vaticano II stabilì una riforma liturgica di cui uno degli scopi era quello di promuovere il dialogo ecumenico, sopratutto con i protestanti. Le chiese ortodosse furono piuttosto trascurate. Nel 2005 papa Benedetto XVI insistette sull’«ermeneutica della continuità» del Concilio, schierandosi in favore di una interpretazione in conformità con la tradizione cattolica e non come
un evento rivoluzionario. Quest’articolo è a favore dello stesso approccio al dialogo ecumenico. Il tentativo di protestantizzare la liturgia cattolica non si è chiuso con un avvicinamento alle Chiese protestanti ma, al contrario, con il loro allontanamento del cristianesimo tradizionale.