RSPI 2019/4

14/02/2020

Da un mondo unipolare a un mondo multipolare. L’eredità di Evgenij Primakov

Lamberto Dini

Nell’illustrare la figura di Evghenij Maksimovic Primakov l’Autore parte da un’analisi dei suoi scritti, per proseguire con la descrizione della sua opera come Ministro degli Esteri basata su due principi: difendere gli interessi vitali di sicurezza nazionale della Russia e risolvere conflitti internazionali senza ricorso a guerre. Primakov fece passi significativi per portare la Russia più vicina all’Europa e alla NATO, della quale peraltro voleva evitare l’estensione alle Repubbliche ex sovietiche. L’emergere di un mondo multipolare non sfuggì all’attenzione di Primakov, che legava i processi di globalizzazione al progresso nel campo dell’informazione, della comunicazione e dei trasporti, e sosteneva il posto di rilievo della Russia nel nuovo contesto multipolare.

Unione europea e civiltà europea

Antonio Saccà

L’Autore parte dal concetto che esiste una vera e propria civiltà europea con delle connotazioni peculiari non riscontrabili in altre civiltà, queste caratteristiche vengono dall’antichità classica, la Grecia e Roma, alle quali si sono aggiunti il cristianesimo ed il laicismo sia liberale sia socialista. Il fulcro di queste componenti ha dato luogo ad una civiltà che esalta la bellezza, il valore della persona singola, la coscienza della morte individuale, l’importanza della scienza, la pluralità delle scelte ideologiche e religiose, la separazione tra filosofia e religione, diritto e religione.

L’azione di Jean Monnet durante la Prima guerra mondiale

Corrado Occhipinti Confalonieri

Durante la Prima guerra mondiale, quale ruolo ebbe Jean Monnet nelle organizzazioni interalleate? L’Autore ricostruisce le tappe della cooperazione che contribuì alla vittoria dell’alleanza, grazie alla progressiva capacità di uomini provenienti da differenti nazioni che accantonarono gli egoismi nazionali in nome del sacrificio comune. L’entusiasmo di Monnet nel portare avanti il progetto di mettere in comune approvvigionamenti, rifornimenti e trasporti gli procurò fra i sostenitori della sovranità nazionale francese numerosi nemici, conosciuti e sconosciuti, che sfruttarono la sua inabilità alle armi per gettare discredito sulla sua persona.

L’Italia e il Trattato di Maastricht sull’Unione politica

Melita Marianna Canali

Le trasformazioni del sistema internazionale alla caduta dell’Unione Sovietica comportarono modifiche radicali degli assetti geopolitici in Europa e obbligarono la Comunità Economica Europea a ripensare il proprio ruolo e la propria struttura in vista di un allargamento ad Est. Per garantire il funzionamento di una Comunità estesa a nuovi membri con interessi socio-politici disomogenei una riforma dei meccanismi istituzionali e decisionali dell’impianto comunitario appariva indispensabile.

The EMU and the social crisis: the EU «narrow path»

Antonia Carparelli

L’espressione «il sentiero stretto» è stata ripetutamente usata con riferimento all’Italia e ai molti vincoli entro i quali i governi italiani hanno dovuto operare nel tentativo di conciliare le ragioni della crescita con quelle del rispetto delle regole europee e della stabilità finanziaria. Tuttavia, anche le istituzioni europee, e in particolare la Commissione europea, hanno dovuto muoversi all’interno di un «sentiero stretto» definito, da una parte, dall’obbligo di far rispettare il quadro regolamentare comune e, dall’altra, dall’esigenza di tener conto delle specifiche difficoltà dei singoli Stati membri e di prevenire rischiosi conflitti politici e istituzionali.

Il genocidio dei Greci del Ponto. La tragica fine dell’irredentismo ellenico e della Megali Idea (1914-1922)

Filippo Verre

Nella caotica e complessa fase finale dell’Impero Ottomano le autorità centrali di Istanbul si macchiarono di atrocità terribili ai danni di tutti quei gruppi etnici non turchi che facevano parte dello Stato. Spesso, addetti ai lavori e studiosi citano correttamente come paradigma della brutalità turca di quel periodo il caso armeno. Ed in effetti si trattò del primo genocidio del Novecento.

La nascita del Vietnam contemporaneo e le sue sfide attuali

Francesco Fusco

Il Vietnam, a seguito dei tre conflitti indocinesi, ha intrapreso una significativa revisione delle sue politiche interne, abiurando alla rigida impostazione economica statalista in favore dell’introduzione, progressiva ma decisa, dei principi e delle norme tipici dell’economia di mercato. Allo stesso tempo, i governi della Repubblica Socialista del Vietnam hanno altresì modificato i pilastri della politica estera, abbandonando la dicotomia comunismo-capitalismo che l’aveva ispirata precedentemente.